Tratto dal libro del monsignor Domenico De Gregorio "Cammarata notizie sul territorio e la sua storia" del 1986
Se, con sicurezza, si riuscisse a spiegare il significato o l'etimologia della parola Cammarata, si potrebbe, in certo modo, illuminare il problema della sua origine; ma le ipotesi al riguardo sono assai diverse e contrastanti.
Anzitutto, bisogna premettere che i documenti da noi consulta ti recano il nome nella forma di Kamarata o Kamaratás se greci, in quella di Camerata se latini e di Camerata o Cammarata, se italiani.
La pronunzia popolare del nome é Cammarata, esattamente così, senza alcuna delle varianti fonetiche, così spesso usate dal nostro popolo, che hanno un preciso valore, in quanto traccia diversa pronuncia, origine, forma o scrittura dello stesso nome.
Questo, specialmente, si nota nei toponimi di origine araba che presentano molte varianti nella scrittura e nella pronuncia. (17)
Il fatto che la pronuncia del nome Cammarata, lungo il corso dei secoli e nella bocca del popolo è sempre, senza incertezze, Cammarata, indica una intatta permanenza del vocabolo. Camerata, sempre attestato dall'uso scritto, è da considerarsi, tenuto conto dei documenti greci, come una traduzione latina oppure il greco Camarata è un adattamento all'originario Camerata? Sembra difficile rispondere in un senso o nell'altro, ma é singolare l'accordo tra la dizione greca e la pronuncia popolare, nonostante la forma la tina di tutti i documenti e quella di Camerata che si ripete in testi italiani manoscritti o a stampa. I Biancorosso scrive: "parecchi storici credono che il nome del la montagna debba risalire a Cam, altri lo attribuiscono agli Aborigeni. Kamarak sembra nome sicano" (18). Non riferisce però alcun documento e non adduce alcuna prova e dell'origine sicana o aborigena e i molti storici si riducono al solo Caruso e Alimena che, per altro, non parla di Cam. Infatti il Caruso e Alimena, dopo avere scritto che il nome dalla montagna passò al paese, aggiunge testualmente (19):
"Cui quidem nomen indidit curva convexae molis figura. Is nam speciosissimam molem instar immensi fornicis cur vatam attente observantium oculis ostendat et Camerata idem est quod curvata, ducto ethymo a cama- quod phoenicorum idiomate cumu. sonat ut diligenter notavit Orlandinus in descriptione urbis Drepani atque latini ingenuosos phoenices secuti, fornicem càme ram dixerunt et Camerata aedificia constructa (20". Il monte é sempre chiamato Cammarata nei paesi vicini e lon tani Cammarata é nero, é incappucciato, é libero, si dice.
Il termine, come lo riporta il Biancorosso, potrebbe anche es sere un nome sicano, ma, a parte la mancanza di documentazione storica- essendo attualmente pochissimi i nomi di certa derivazione sicana - il mutamento della gutturale k in dentale t non é possibile per le leggi della fonetica, tanto più che si potrebbe trovare un sanscrito Kmrati o un indoeuropeo Kmrt, con lo stesso significato di volta, curva, se si volesse e, si potesse, veramente risalire ad un etimo così remoto e non documentato.
L'Amico ritiene che derivi da camera, volta o grotta (21) mentre il Tardia critica l'origine greca della parola e l'idea di un riferimento ad una grotta esistente nella montagna e preferisce derivarla dall'arabo Kamarat, glans, ghianda o da Chamrat, vino. Il Pasca (22) e il Di Marzo seguono il Tardia. Il Calvaruso (23) non condivi. de l'ipotesi di una origine araba del nome, ma scrive che "se poi al nome si vuole attribuire un'origine araba, come credono il Massa, il Tardia e il Pasqualino, si potrebbe invocare o l'arabo Kammarat, taverna, osteria, per qualche taverna celebre che vi esistette in antico, come luogo di fermata dei viaggiatori, o l'arabo Kamrat, vino, per essere questo comune, sebbene alpestre, ricco di giardini e di vigneti (24)".
Calvaruso però, prima della frase riportata, aveva scritto queste parole "In Edrisi si trova sotto forma araba di Qammaratah ed in Yagut sotto quella di Qimratah, ma né l'una né l'altra hanno senso nel dizionari; a me sembrano invece le trascrizioni diverse di un nome preesistente (25)". Questa affermazione trova conferma in mons. Giuseppe Sacco, famoso cultore di lingue orientali che arricchì la Storia della Città di Sciacca dello Scaturro con le sue dotte osservazioni sui nomi greci, arabi, spagnoli e catalani persistenti nella toponomastica, nei cognomi e nel dialetto di Sciacca. Il Sacco nota acutamente che: "parecchi nomi geografici di regioni e città più importanti (il nome di Sciacca fu scritto dagli arabi sempre nello stesso modo) furono trascritti ora in un modo ora nell'altro, appunto perché di origine non araba, come Sicilia, Palermo, Girgenti, Trapani (26). Applicando, poi, questo concetto alla sua Sciacca così prosegue: "La località... quando vi giunsero i Musulmani doveva essere un'insignificante borgata, che un agglomerato di poche case, un manzil (luogo di sosta) o un Rahl qualsiasi Altrimenti e ben difficile spiegare che venuti ne mutassero il nome, facendo dimenticare il primitivo. La storia della nomenclatura araba delle città siciliane non fa che confermare questa deduzione. Nessuna città di qualche importanza perdette il suo nome antico, in seguito all'occupazione degli Arabi. (27)
Queste considerazioni si possono applicare anche al nome di Cammarata che, sia per la varietà delle trascrizioni arabe, come per la permanenza della sua forma intatta nei documenti e nella bocca del popolo e per la autorità del Calvaruso, non si dovrebbe considerare di origine araba.
Il Cascino, citato dall' Amico, (28) ritiene che la parola sia di origine greca e alluderebbe alla grotta che attraversa la montagna, così pensa anche il Mongitore (29).
In greco effettivamente esiste la parola Kamara: volta, camera a volta, cupola a volta o volta di un sepolcro, cavità dell'orecchio e il derivato Kamaroo: costruisco a volta fabbrico una volta. È da notare che le prime due vocali a sono lunghe e, per conseguenza, non subendo addolcimento vocalico, conservano questo suono e ciò spiegherebbe la permanenza del termine. Il Trovato (30) resta incerto tra l'etimo greco e quello arabo, benché sembri preferire il primo.
Un confronto tra il nome di Cammarata e quello di tanti altri paesi di origine certamente araba, come Sciacca, Raffadali, Calamonaci ecc., dimostra chiaramente che esso manca degli elementi caratteristici della lingua e della toponomastica araba; anche la interpretazione del nome come indicante vino, per abbondanza di vigneti, o ghianda, per i molti alberi da ghianda o per la feracità del terreno, ci sembra strana, trattandosi di una zona montagnosa, non certamente più ferace delle vicine né più ricca di vigneti, giardini e frutteti.
Se il nome di Cammarata dovesse avere un riferimento alla flora del territorio, sarebbe preferibile rapportarlo al termine greco "Kammare che indica la euforbia dendroides che nel nostro dialetto si chiama ancora càmmaru e cammarùni - e di cui abbondano le campagne attorno al paese.
C’è da aggiungere che anche altri nomi nella toponomastica dell'Italia meridionale si riferiscono a questo termine, come la contrada Cammara, presso S. Lorenzo nel Reggino e la contrada Cammaruso presso Laurito nel Cilento.
Il nome di Cammarata, da Kammaron, con il suffisso “ta”, potrebbe benissimo indicare un territorio ricco di euforbia dendrides nel suo Lexicon graecanicum Italiae inferioris scrive che questa parola Kammaron appartiene ai Greci di stirpe dori ca della Magna Grecia (secondo Diodoro e Zenone) e Plinio la menalona soltanto nella forma greca Kammaron.
“E” -Aggiunge- tipica sopravvivenza di una parola della Magna Grecia occidentale e certamente preellenica (Sicula?). Nella Grecia la parola e sconosciuta (31)"
Il nostro territorio fu dominato a lungo dai Siculi; questo Relikwort. come lo chiama il Rohlfs, sarebbe una spia della remotissima antichità di Cammarata?
L'euforbia, che è una pianta di piacevole aspetto - anche se velenosa, donde la parola siciliana “cammarari” poté interessare coloro che per primi abitarono queste nostre contrade, special mente per le sue virtù medicinali e perciò servire anche come loro denominazione.
Pur non essendo completamente probativi, riteniamo accettabili gli argomenti sull'origine non araba del termine Cammarata siamo riportati alla questione dell'origine del paese, se è cosi esistette prima degli Arabi, fu fondato da loro, o dopo di loro.
17) Ne fanno fede, tra gli altri i nomi di Racalmuto che nella bocca del popolo suona Racarmuto, Ragarmuto, Ragalimuto, Raglalmuto, Racharmuto: di Canicatti che suona Cchannicatti e nello scritto Candicatti; di Licata, come La Licata, Alicata Caltabellotta che varia in Cartabillotta e Catafidotta, ecc.]
18) Biancorosso, op. cit. pag. 10.
19) Alla quale montagna diede nome la sua curva figura di una mole convessa. Essa, infatti, agli occhi di chi l'osserva attentamente mostra la bellissima mole come di un immenso fornice e Cammarata significa curvata, da un etimo derivato da cama, che nella lingua dei Fenici suona «cumu, come diligentemente nota Orlandino nella descrizione della città di Trapani e i Latini, seguendo gli in gegnosi Fenici chiamarono camera il fornice e camerata gli edifici costruiti a volta
20) Francesco Caruso e Alimena. Documenti per la storia di Cammarata. Volu- me manoscritto in cui sono raccolti o trascritti vari documenti per la storia di Cammarata, tra cui anche due pergamene greche. Si conserva nella Biblioteca Comunale di Palermo. Alla segnatura Qq-D3 f.51
21) Amico Vito. Dizionario topografico della Sicilia di V.A. tradotto dal latino e annotato da Gioacchino Di Marzo. Palermo, 1855. Vol. I, pag. 222
22)Cesare Pasca Cenno storico e statistico del Comune di S. Giovanni e Cs- macerata dell'ab. Cesare Pasca in Giornale di scienze lettere ed arti per la Sicilia diretto dal Bar. Vincenzo Mortillaro. Nr. 178-179. Ottobre, 1837, pag. 9 n. 2. Per DI Marino, Cir. Amico o.c. pag. 225, nl.
23) Calvaruso GM. I paesi di nome arabo della provincia di Girgenti in Akraga, rivista di storia, archeologia e folklore della provincia di Girgenti. Anno II 3 dell'1-3-1R13
24) F. Tardia Descrizione della Sicilia cavata da un libro arabico di Scherif Eldri in Raccolta di opuscoli siciliani vol. VIII pag. 332 n. 92.
25) Calvaruso, ibid. In alcuni testi di Edrisi si legge anche Qammráth.
26) I Scaturro. Storia della città di Sciacca. Napoli, 1929 vol. I, pag. 153.
27) Ibid. pag. 158.
28) Cammarata mons ex Cascino a Kamara graeco vocabulo appellatus quod fornix, testudo camera est latinis. In eo enim crypta seu antrum longissime ca meratum la volta) extat ab ecclesia S. Eliae circa occasum petens, atque ad op positum montis latum Tribicum appellatum, a flumine S. Petri haud procul exitum praebens. (Alla voce), Il monte Cammarata, secondo il Cascino, é chiamato con greco vocabolo da Kamara che per i latini significa fornice, testuggine, cioé gal leria o riparo. In esso, infatti, si trova una grotta o antro a volta, lunghissimo, dalla chiesa di S. Elia, volgente ad ovest e poi uscente nel lato opposto della mon tagna, chismata Tribico, non lontano dal fiume di S. Pietro.
29) A Mongitore. Sicilia ricercata, vol. II, pag. 302.
30) G Trovato. Sopravvivenze arabe in Sicilia. Morreale, 1949, pag. 129
31) Kammaron.. "Wort der dorischen Griechen in der Magna Graecia (nach Diodor und Zenon) bei Plinius nur in der griechischen Form Kammaron erwaehnt... Typisches Reliktwort der westlichen Magna Graecia; wohl praehellenisch (siku lisch?). In Griechenland unbekannt". Gerhard Rohlfs, Lexicon graecanicum Italiae inferioris. EtymologischParola dei Greci dorici nella Magna Grecia (secondo Diodoro e Zenone) menzionata da Plinio solo nella forma greca Kammaron... Tipico vocabolo relitto della Magna Grecia occidentale; probabilmente preellenico (Siculo?). Sconosciuto in Grecia". Gerhard Rohlfs, Lexicon graecanicum Italiae inferioris. Dizionario etimologico del Graezitaet italiano inferiore. Max Niemeyer Verlag. Tubinga. 1964.es Woerterbuch der unteritalienischen Graezitaet. Max Niemeyer Verlag. Tubingen. 1964.
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