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L'origine di San Giovanni Gemini

Cesare Pasca nel libro « Cenno storico e statistico dei comuni di S. Giovanni e Camerata » circa l'origine del paese scrive: « IL comune di San Giovanni ebbe origine nel 1451 dal conte Federico Abatellis che fu il primo a formarvi un caseggiato sopra quel suolo tutto pianeggiante, di poi, per privilegio dell'imperador Carlo V fu tra le università riconosciuto » Una notizia riportata dalla visita pastorale del 1540 fa ritenere per certo che già in quegli anni, sul piano di  San Giovanni, esisteva un gruppo di case senza fisionomia giuridica chiamato « nova habitationi.  Sui motivi che avevano portato alla formazione di suddetta nuova abitazione, molte sono le ipotesi.Su alcuni fogli dedicati a San Giovanni, compilati  da Francesco Caruso e conservati nella Biblioteca Comunale di Palermo si legge: « Crebbe tanto la popolazione di Camerata che, incapace il sito di potervisi - formare altri edifici, gli abtanti di quella diedero principio alla fabbrica sopra il piano, ... che dalla prima chiesa prese il nome di San Giovanni.

D. M. Smith nel volume « Storia della Sicilia medievale e moderna » scrive: « La fondazione di nuovi villaggi conferiva ai baroni prestigio e al tempo stesso l'illusione di un reale potere. Il rango sociale dei magnati si valutava in larga misura dall'estensione dei loro territori e dal numero di città in cui avevano potere di vita e di morte ... Il fondare un villaggio con più di ottanta famiglie comportava in genere un seggio nella Camera baronale al parlamento, o un voto supplementare se il suo proprietario possedeva già questo privilegio ».

 « Infatti Federico I Abatellis, conte di Cammarata, dal 1451 ebbe dal re il privilegio di edificare nuove terre (ius aedificandi), ma solo in seguito, e precisamente il 3 marzo 1507, fu concessa la "licentia populandi ». Intanto però il nuovo paesello, proprio in quei decenni, cominciava a formarsi spontaneamente sul piano di S. Giovanni. Eppur « pensiamo che la vicinanza della grossa Terra di Cammarata impedì per allora la formazione del novello comune, tanto vero che per darvi vita si dovè ottenere un secondo privilegio dell'imperatore Carlo V, onde riconoscerlo fra le università del regno ossia tra i comuni baronali di allora ».

 « Nel 1511     il gruppetto di abitanti non doveva essere numeroso: essi ascendevano a 50 e perciò non potevano offrire la consistenza numerica necessaria per creare una nuova università ».

Un'altra spiegazione assai _verosimile è riportata dal p. Salvatore La Pilusa che cita un libretto manoscritto iri possesso del sac. Carmelo Di Marco da Cammarata: San Giovanni Giovanni ebbe origine in seguito alla frana successa nella parte settentrionale di Cammarata. Successa la f rana, gli abitanti si presentarono al Signore Abatellis per avere il necessario soccorso; questi diede loro piena licenza di andare al bosco, il luogo dove sorge San Giovanni, sboscare dove loro piaceva, tagliare alberi e tutto l'occorrente per farsi le capanne (i pagliai) provvisorie, finché si costruissero le nuove case ».

Dovrebbe essere il 1537 l'anno in cui, a causa di un terremoto, franò la collina dove sorge il castello di Cammarata, danneggiando le case vicine e lo stesso maniero. Se, come si pensa, è questa, del 1537, la data della frana e perciò dello sciamare di cammaratesi verso la nuova sede, è chiaro il motivo per cui nella visita pastorale del 1540 San Giovanni è chiamato « nova habitationi ».Infatti se prima vi esisteva la chiesa di San Giovanni e qualche casa, ora, dopo l'immigrazione seguita alla frana, esso aveva acquistato la consistenza numerica e l'aspetto di un nuovo paese.

 La data del 1537 è possibile conciliarla con quelle del 1451 e del 1507, in quanto Federico I Abatellis, Conte di Cammarata, nel 1451, ebbe dal re il privilegio e il diritto di edificare nuove terre (ius aedificandi) e nel 1507 la facoltà di popolarle (licentia populandi),

[FONTE: ISPIRATO AL LIBRO CAMMARATA SAN GIOVANNI GEMINI I COMUNI DELLA MONTAGNA-SALVATORE PANEPINTO]

San Giovanni Gemini

Dalle origini ad'oggi

Il 9 giugno 1587 (I divisione del territorio di Cammarata e S. Giovanni 1587. Die nono lanuarii Decimae - quintae Ind. 1587.Quia utilitas Ill.mi Domini D. Haerculis De Branciforti Comitis  Cameratae et Domini Terrae Sancti Joannis eius territoría intelligantur et sint separata a praedicta terra Cameratae eiusque territorio    et jurisdictione tam in causis civilibus quam in criminalibus; ideo, et jurisdictione tam in causis civilibus quam in criminalibus; ideo, vi praesentis actus, fuit provisum et mandatum, per dictum Dominum Comitem, quod dieta terra Sancti Joannis eiusque territorium  intelligatur et sit separatum a dicta terra Cameratae eiusque praedicto territorio et jurisdictione facta, Ill.mus Dominus Comes declaravit et declarat quod dieta terra eiusque territorium habeat et teneatur pro terra et territorio separatis a dieta terra Cameratae eiusque supra dicto territorio et quod supradictum territorium dictae terrae S.. Joannis intelligatur et sit ut dicitur: li feghi del Mancuso, li feghi del Pizzillo, li fàghi di Minaxhia, li feghi Ledera et cuso, li feghi del Pizzillo, li fàghi di Minaxhia, li feghi Ledera et  quod jurisdictiones et auctoritates officialium dictae terrae S. Joannis • eiusque territorii tantummodo extendarit et extendi debeant  praedicta terra S. Joannis eiusque supradictum territorium ut dicitur  sino al fiumicello che cala di S. Maria di Gesù e va a finire sinu allu fundacu di Galiuni di jusu; tirannu sinu alla vigna del Magnificu Francisco Lo Scrudatu, che và alli Giuri e nesci alla vigna che era di lu nobili Simuni Valuni jusu.Et quod dicti ufficiales terrae S. Joannis non possint se immisceri et cognoscere causas civiles et criminales dictae terrae Cameratae, ne etiam ufficiales Cameratae possint cognoscere causas civiles et criminales dictae terrae S. Joannis et unusquisque maneat in iure  suo sub poena unciarum quinquaginta pro quolibet controvertente  erario curiae applicandarum. Inde de mandato Ill.mi Domini Comitis factus praedictus actus ad futuram rei memoriam pro servitio Onnipotentis Dei suae Cattolicae Majestatis et praedicti Ill.mi Domini Comitis Unde.

Ex Actis Curiae Capitanialis huius terrae Cameratae - per copiam factam ab Archivo per me Joseph de Minneci archivarum.

I divisione del territorio di Carnmarata e S. Giovanni 1587. 9 Gennaio, Indizione 15a 1587.

Perché l'interesse dell'Ill.mo Signore D. Ercole Branciforti, Conte di Cammarata e Signore della terra di S. Giovanni, è quello che  i territori di S. Giovanni s'intendano e siano separati dal territorio  della terra di Cammarata e dalla giurisdizione della medesima, tanto nelle cause civili quanto criminali, per questo, ín vigore del presente atto, fu provveduto ed ordinato, per detto Sig. Conte, che la detta terra di S. Giovanni e suo territorio s'intenda e sia separato dalla terra e territorio di Cammarata e dalla sua giurisdizione.  L'Ill.mo Sig. Conte dichiarò e dichiara che detta terra e territorio  si abbia e si tenga come separata dal sudetto territorio e terra di Cammarata e sia territorio di detta terra di S. Giovanni i feudi  seguenti: feudo Mancuso, feudo Pizzillo, feudo Minaga, feudo Ledera e che la giurisdizione e l'autorità degli officiali della terra di  S. Giovanni e del suo territorio si deve estendere soltanto sino al  fiumicello che scende da S. Maria di Gesù e va a terminare sino al fondaco di Galiuni di giù avanzandosi sino alla vigna del Magnifico Francesco Lo Scrudato, che continua sino ai Giuri ed esce  alla vigna che fu del Nobile Simone Valuni di giù.

Detti ufficiali di S. Giovanni non possono mischiarsi e conoscere le cause civili e criminali della terra di Cammarata, e quelli di Cammarata non devono conoscere quelle di S. Giovanni e ognuno  rimanga nel suo diritto sotto pena di onze cinquanta per ogni contravventore da versarsi al tesoro della curia.

Fatto il predetto atto per ordine dell'Ill.mo Signor Conte a perenne  ricordo per il culto dell'Onnipotente. Dio della Maestà sua cattolica e servizio dell'Ill.mo Signor Conte.Dagli atti della Curia Capitaniale di questa terra di Cammarata.) « il duca Ercole Branciforti divise il territorio di San Giovanni da quello di Cammarata ». Il 10 novembre dello stesso anno « S. Giovanni venne eretta in ducato ed Ercole ne fu il primo duca, ottenendo così una dignità e un posto superiore nel parlamento Siciliano e nella gerarchia nobilare del tempo. Lo stesso anno egli presentò al vescovo il primo arciprete, Girolamo V anni, che venne nominato il 21 giugno 1588.

 Così San Giovanni cominciò la sua vita autonoma come città e stato e come parrocchia ».

Dalle origini al seicento

Sulla costituzione del paese di S. Giovanni il Caruso scrive: « Crebbe tanto la popolazione di Camerata

che, incapace il sito di potervisi formare altri edifici, gli abitanti di quella diedero principio alla fabbrica sopra il piano ... Eravi in questi tempi edificata una chiesa sotto il titolo del glorioso S. Giovanni Battista "de jure patronatus" dei Conti di Camerata e per licenza ottenuta da mons. d. Pietro d'Aragona e Tagliavia, vescovo di Girgenti ». Il sacerdote dr. Giovanni Antonio Palumbo, parlando della diocesi di Girgenti, dice che c'è una cittadina di nome « S. Giovanni .. per essere stata fabbricata sotto gli auspici del Santo ». Dalle sopracitate descrizioni storiche, dalle notizie fornite da mons. Domenico De Gregorio e dall'antico nome di alcune vie apprendiamo che il primo nucleo urbano di S. Giovanni si è costituito presso la chiesa (In un documento del 1511 si ricorda la chiesa di S. Giovanni    Battista come edificata -dal conte Federico Abatellis ». (D. De Gregorio: « Notizie storiche su S. Giovanni Gemini »).Nel 1558 essa fu ceduta ai padri Carmelitani, i quali la intitolarono a Maria Vergine del Carmine e vi fondarono accanto il convento. Per la Confraternita di S. Giovanni Battista si edificò un oratorio trasformato, poi, in chiesa. In seguito alla frana del .1760, la chiesa subì gravi danni e fu chiusa.   Venne restaurata negli anni 1879-1880 dal sac. don Domenico Guanà. Essa conserva le statue della Madonna del Carmine (del '700), di S. Rita e di S. Elia, tre tele del prof. Giovanni Philippone e il quadro della Sacra Famiglia di Pietro D'Asaro.)

da cui ha preso il nome e lungo il largo Nazareno. Questa tesi è sostenuta dal p. Salvatore La Pilusa, il quale nel volume « S. Giovanni Gemini: sua storia » scrive: « Le prime case che sorsero nel nostro Paese sono

tutto il gruppo, in forma rettangolare, tra la via Gibilterra, via Grecia e Largo Nazareno. La prima strada quindi fu il Largo Nazareno formata tra la Chiesuola e le suddette case ».

« Il largo Nazareno, indicato in alcuni documenti con il nome di,"Piazza Pubblica", divenne fin dall'inizio il cuore della vita sociale, il centro degli affari, il luogo delle feste e degli incontri. Al centro si trovava una fontana di marmo, rotonda, con la statua di un bambino sopra di essa, dove la gente si recava per attingere l'acqua a seconda dei propri bisogni. Alle due estremità si trovavano le chiese più grandi del paese: quella di S. Giovanni Battista e la matrice. La prima chiesa costruita ai margini del piano, di fronte lo abitato di Cammarata vegliato dal Castello, la seconda, fabbricata al culmine di una scalinata di basule di pietra squadrata e volta ad oriente ». I primi anni della sua formazione, e per le cause sopra esposte, S. Giovanni ebbe uno sviluppo alquanto limitata. Soltanto dopo la frana del 1537, e ín modo particolare nell'ultimo trentennio del secolo, per effetto della più consistente immigrazione di cammaratesi, cominciò aregistrare una certa consistenza. Infatti, il piccolo borgo rurale che, nel 1511, contava « 50 abitanti », nel 1595, dopo la divisione del territorio e il primo censimento separato da quello di Cammarata, risultò avere «200 case e 500 abitatori ».

Nel 1588, intanto, l'aumentata popolazione e la necessità di una chiesa più grande avevano convinto il primo Aciprete don. Girolamo Vanni ad iniziare la costruzione della matrice. (La costruzione della matrice venne iniziata nel 1588 dal primo arciprete don Girolamo Vanni. Essa venne resa agibile, in parte, nel 1619, sotto l'arcipretura di don Francesco Giambruno. La data del 1708 che si legge sull'architrave della porta principale dovrebbe indicare l'anno in cui fu completato il tempio e costruito il portale.

Nella cappella di S. Giovanni Battista è stata tumulata nel 1930 la salma di don Michele Martorana. La matrice, dedicata a S. Giovanni Battista, è un edificio a croce latina e pianta basilicale, a tre navate, con dodici pilastri e 14 cappelle laterali. E' lunga, dalla porta all'abside, mt. 30,70, larga metri 18,12 e alta nella cupola mt. 22,10.

Nella matrice si custodiscono il bellissimo crocifisso di Gesù Nazàreno opera di frate Ella - benedetto nel 1649); le statue del Cristo, della Madonna della Provvidenza, dell'Addolorata, dell'Immacolata e di S. Giuseppe; l'urna (del '700), il pulpito (dell'artigiano Carmelo Lupo), due tele del prof. Giovanni Philippone, i quadri del Crocifisso, dí S. Anna (del maestro Francesco Riina - 1647), della Processione del Viatico e di numerosi ardipreti; l'artistico presepe della cappella di S. Giuseppe (1908).)

Il Caruso- scrive che « essendo consegnate le bolle del "Jus Patronatus", con facoltà di potersi fabbricare ed erigere nuova chiesa ..., si diè principio alla fabbrica della matrice nella parte vicina al mezzogiorno e con

permissione del duca, confinante alla chiesa, di un te- nimento di case con giardino per abitarvi i parrochi successori (atto in nr. Paolo Cardella a '25 gennaio 2 ind. 1619) sicché la chiesa primaria di S. Giovanni restò peri pp. Carmelitani col titolo di N.S. del Carmine, la seconda per la confraternita del Santo e la terza di S. Giovanni Battista per la chiesa matrice ».

Alla fine del sec. XVI, il primitivo abitato dí S. Giovanni era delimitato dalla costruenda matrice a sud e dalla chiesa di S. Giovanni Battista a nord. A monte le ultime case dovevano giungere alla via Socrate (oggi corso Umberto I), mentre ad est alle vie Orefici e Nicolas. Intanto, tra il 1572 e il 1578, in un luogo distante e isolato a valle, per volontà del conte don Ercole Branciforti e con la collaborazione del clero, dei gentiluomini e di molti cittadini era stato costruito il convento dei Cappucciní. (Il convento, con la chiesa, dei Cappuccini fu costruito tra il 1572  e il 1578 per volontà del conte don Ercole Branciforti. Fu restaurato e rinnovato più volte nel '600 e nel '700. Nel 1866, in seguito alla soppressione dei beni ecclesiastici, i Cappuccini lasciarono il convento; vi ritornarono il 14 maggio 1944, per iniziativa di fra Francesco Manetta.Nella cappella attigua alla chiesa, nel 1974, sono state traslate da  Naro le spoglie mortali Servo di Dio p. Girolamo Caruso da Cammarata. La chiesa, ad una sola navata, conserva la bellissima custodia lignea che s'innalza al centro dell'altare maggiore (del 1762), cinque quadroni di p. Fedele da S. Biagio (del '700) e un interessante Crocifisso ligneo (del '700). Nella sacrestia si trovano un armadio in legno dalle eleganti colonne tortili, sormontato da una nicchia con una statuetta della Immacolata, e due inginocchiatoi nella cui parete sono esposte sottovetro reliquie di santi.Nel corridoio di ingresso del convento si ammira una statua della Madonna (opera di Antonio Barcellona - 1756).

Il seicento

S. Giovanni, nel Seicento, registrò un'espansione lenta ma continua nella prima metà e rapida negli ultimi decenni. La costruzione di numerose abitazioni richiese manodopera abbondante, per cui molti contadini e braccianti divennero manovali e muratori. Le innumerevoli possibilità di lavoro contribuirono ad alleviare la disoccupazione e a risolvere le crisi periodiche.L'abitato registrò un'espansione modesta a monte, dove dovettero crearsi le vie Socrate, Urbino e Bella Genova.  L'incremento più consistente avvenne in direzione del convento dei Cappuccini e lungo il corso Toledo, « un'ampia via selciata di piccole pietre » nella quale con- fluivano numerose « stradelle » parallele.« Il convento dei frati era distante dall'abitato forse duecento passi ed era circondato da orti, vigneti e qual che costruzione isolata. A valle, si estendeva, delimitato da muri alti di pietra, il vasto "giardino" ad uso dei Cappuccini ricco di frutti e grano. Accanto ad esso, al limite del piano, si trovava un vasto fabbricato, basso e incompleto nell'aspetto, rima sto da qualche tempo abbandonato. Più in alto del con-vento, e da esso distante un cento passi, una chiesetta nuda e deserta, intitolata a S. Margherita. Una viottola, mal ridotta alquanto perché percorsa da contadini e animali nel loro lento spostarsi giorna-liero, congiungeva il convento all'abitato, e per essa i frati andavano alla questua. In inverno, la vita dei frati non era agevole: erano esposti alla fame, .al freddo e alle intemperie nel con-vento, non sempre ben riparato, e dovevano percorrere una strada fangosa a piedi nudi. Gli abitanti, anche da Cammarata, devoti a S. Francesco, portavano essi stessi l'elemosina ai Cappuccini e alleviavan loro la fame ».  Per mezzo di appunti forniti da mons. Domenico De Gregorio e di alcuni documenti conservati nell'archivio parrocchiale, apprendiamo delle notizie sulla estensione del paese e sulla costruzione di importanti opere. I primi anni del Seicento dovette essere edificata la chiesa di S. Margherita (Non si conoscono fino ad oggi documenti sulle origini della chiesa di S. Margherita. Padre S. La Pilusa nel volume « S. Giovanni Gemini: sua storia » afferma che « sino al 1890, vicino l'ex Con-vento Cappuccini e precisamente dietro le case del fu sig. Gaspare Martorana, nel luogo fuori l'abitato, esisteva una chiesuola dedi-cata alla Vergine e Martire S. Margherita; chiesuola con un altare, piccolina e colle sue rendite. Secondo alcuni vi si celebrò Messa sino ad un 80 anni addietrol»), in contrada « 'Ncapu Cuozzu » (Sopra il Cozzo), ad opera di alcune famiglie benestanti, e iniziata la costruzione dell'ampio edificio che la tradizione ha tramandato fino a noi col nome di « u palazzu » (il palazzo) (E' una costruzione'— scrive De Gregorio — rimasta soltanto al pianterreno; ma ampia e ben ordinata nel disegno a- pianta qua-drangolare. Certamente il Castiglione non riuscì a terminarlo e poi dagli eredi ». ( dovette essere venduto alla famiglia Paternò. « Nel 1790, — scrive il Tirrito — un principe Paternò » vi fondò « un Casino sontuoso, estinto colla morte del fondatore ». (Luigi Tirrito: « Sulla città e sui comuni della Comarca di Castronovo di Sicilia », Il palazzo, « rovinatosi in parte perché abbandonato », fu in seguito venduto. Nel corso dell'800 e del '900 è stato trasformato dai di-versi proprietari in pagliere e stalle), vicinissimo al convento dei Cappuccini, per merito dell'abate Antonino Castiglione. Nella seconda metà del, secolo furono costruiti il « palazzo dei don Cuoli » o degli Alessi (completato nel 1703) (Era un vasto palazzo dal prospetto austero — racconta il prof. Giovanni Philippone -- ma abbellito da diversi balconi dalle rin-ghiere artisticamente lavorate e da, un portale arricchito con decorazioni floreali, in bassorilievo e con un'architrave su cui si leggeva la seguente iscrizione: "Alexorum opes decor et deliciae) e la chiesa del Purgatorio, (La chiesa « dovette essere costruita nella seconda metà del secolo  XVII, e, in principio, fu anche denominata, come si rivela da diversi documenti, di S. Lucia o del Purgatorio ». (D. De Gregorio: «Notizie storiche su S. Giovanni Gemini », manoscritto). Infatti da alcuni appunti si apprende che nel 1700 la visitò il can. Brugnone e nel 1737 vi venne fondata la Confraternita di S.Pasquale  Baylon. La chiesa di S. Lucia e Purgatorio ha una sola navata e dal 28  ottobre 1979 ha l'adorazione perpetua di Gesù Eucaristia.Essa conserva i quadri delle anime del Purgatorio e dell'Addolorata, il tabernacolo di laminato in oro con porticina di argento e le statue di S. Pasquale, S. Calogero e S. Antonio di Padova.

(Notizie fornite da mons. Francesco La Placa). intitolata in seguito a S. Lucia, probabilmente per iniziativa della stessa famiglia. La popolazione di S. Giovanni che, per tutto il '500 e la prima metà del '600, aveva registrato un aumento modesto, anche se costante, negli ultimi decenni del secolo si incrementò rapidamente. Infatti gli abitanti passarono da 50 nel 1511 a 500 nel 1595 e a 3011 nel 1728.

Mappatura San Giovanni Gemini

In questa sezione abbiamo raccolto altri dettagli sulla storia di Cammarata tratti dal libro paesi di Sicilia dell'Istituto bibliografico siciliano, stampato il 15 maggio del 1965.Speriamo di aver fatto cosa gradita.
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